I vescovi riuniti al Sinodo ad Antiochia cercavano di formulare la fede cristiana usando solamente i concetti ed espressioni i quali provengono dalla Sacra Scrittura. In tal modo volevano “correggere” il Credo di Nicea (325) in cui si trovano pure le espressioni non bibliche (homooúsios). Il tema dell’articolo riguarda solo la teologia del Padre in base delle quattro formulazioni sinodali (CI, CII, CIII, CIV). Conservando il titolo del “Padre onnipotente” che si trova nel Credo di Nicea, il Sinodo introduce le nuove espressioni le quali spiegano il significato di tale titolo, ciòè: poiētēs, ktístēs, dēmiourgós, pronoētēs. Prima di riflettere sul senso teologico delle sudette espressioni, nell’articolo vengono trovati ed indicati i testi biblici in cui si trovano questi quattro espressioni. Dall’interpretazione dei testi biblici si passa alla spiegazione del senso delle formulazioni sinodali. Il concetto di poiētēs indica l’azione creatrice del Padre il quale fa tutto attraverso il Verbo. Il Padre come ktístēs è il Creatore degno di fiducia da parte delle creature perchè tutto il creato si trova nelle sue mani. Inoltre nel concetto di ktístēs si trova l’idea della nuova creazione. Per cui il Padre è anche il Creatore dell’uomo nuovo, ciòè l’umanità del Cristo. Il dēmiourgós invece ci indica che il Padre costruisce la Chiesa dei santi la quale nel Libro dell’Apocalisse viene espresso sotto il simbolo della città santa (o Gerusalemme celeste). Infine il concetto di pronoētēs parla della providenza del Padre. Egli si occuppa delle creature in anticipo pensando al bene integrale delle creature. La teologia del Padre non è una teoria astratta ma possiede il stretto collegamento alla vita cristiana. Secondo l’insegnamento del Sinodo il quale cita il testo sacro di Ef 3, 14-15, la “paternità” di Dio passa in qualche modo alla creatura. Per cui noi viviamo l’idea della paternità divina nella nostra vita quotidiana.