La discussione teologica durante il Concilio di Nicea viene descritta nella Lettera di Eusebio di Cesarea alla sua Chiesa. Eusebio commenta e spiega le espressioni teologiche approvate da Concilio e propone anche il suo Simbolo della fede il quale approfondisce la teologia conciliare. L’articolo La teologia del Concilio di Nicea nella luce della Lettera di Eusebio di Cesarea alla sua Chiesa è da una parte – la presentazione della teologia del Concilio di Nicea negli occhi di Eusebio, dall’altra parte – l’approfondimento di tale teologia attraverso la Parola di Dio che sta in base delle espressioni dogmatiche del Concilio. Eusebio ci aiuta a trovare i testi della Sacra Scriptura dai quali derivano le formulazioni conciliari. Nella teologia del Concilio di Nicea viene sottolineata una eccelenza ed unugualianza della persona di Gesù Cristo riguardo a tutta la creatura. Il Signore è dal Padre cioè Egli è dalla sua essenza e sostanza, perchè „vive per il Padre” (Gv 6,57). Gesù Cristo è dal Padre come Dio e come Uomo. In base di Eb 1,3 e Sap 7,25-26 Egli è dal Padre come la Sapienza incarnata e presente in mezza a noi. Il concetto homooúsios usato dai padri conciliari era conosciuto prima del Concilio. Tale concetto risponde al concetto biblico dell’immagine (eikōn) il quale riguardo a Gesù Cristo è tutto diverso in paragone con l’immagine di Dio nella persona umana. Gesù Cristo „è nato ma non è fatto” dal Padre come la Sapienza di cui parla Sap 8,22-25). Per Eusebio – secondo il suo Simbolo – Gesù Cristo è la Parola di Dio (Logos tou Theou) e pure “la vita dalla vita” in base di Gv 1,4 e Gv 5,26. „Per giudicare dei vivi e dei morti” Egli verrà nella sua gloria, cioè come il Cristo glorificato, portando la speranza della salvezza per chi è morto con Lui per il peccato. Il Simbolo di Eusebio si conclude con la citazione di Mt 28,19, nella quale si trova la fromula del battesimo cristiano.